VERMENTINO

Sardegna tra tradizione e modernità

“In Sardegna non c’è il mare”, scrive nel titolo di un suo celebre saggio sul carattere dei barbaricini – e più in generale dei sardi – lo scrittore Marcello Fois.

di Angelo Carrillo

Isola continentale, dal clima quasi alpino – freddo secco, neve – che vive la sua “smeraldizione” – l’identificazione con la zona balneare del turismo estivo di élite della costa Smeralda, “inventata” negli anni 60 per mano del principe Karim Aga Khan, con malcelato fastidio, “un male necessario”. La Sardegna è più invernale che estiva, più agricola che ittica, come testimonia la tradizione gastronomica. Un continente con le sue valli, le sue cime spesso innevate e anche il mare, a definirne i confini con la “confinante Italia”. Una cultura che si sviluppa nell’entroterra forgiato da una popolazione che ne ha modificato il paesaggio da fisico ad antropico, addolcendone le durezze, modellando i fianchi delle colline e le vallate, rivestendole di colori. Se Cagliari è il capoluogo culturale e gastronomico, una rete di trattorie e ristoranti alimenta l’entroterra. Agriturismi, ovili e cantine. In Sardegna il vigneto è parte integrante del paesaggio, presente quasi ovunque, dalle pianure più fertili vicino al mare sino all’alta collina e alle zone più interne. Un ruolo importante, quello della vitivinicoltura, in una regione dove la particolare conformazione orogenetica e territoriale consente produzioni enologiche di elevata qualità che in alcune aree raggiunge spesso l’eccellenza. Il sistema di allevamento tradizionale è quello tipico delle zone calde e di mare: l’alberello. Oggi si sta assistendo ad un cambiamento, che va nella direzione della viticoltura moderna, con sistemi di allevamento a spalliera e/o tendone. Così, su terreni sabbiosi o di granito, tra le pendici di colline calcaree e il mare, incorniciati da boschi secolari di olivastri, lecci e sugherete, recintati da muri a secco, siepi di rovi e fichi d’India, i vigneti, coltivati ad alberello o a spalliera, segnano e disegnano il paesaggio, gli conferiscono un’identità unica, irripetibile, come peculiari ed unici sono i suoi vini, Cannonau, Vernaccia, Malvasia, Nuragus, Vermentino e molti altri testimoni di un legame indissolubile tra l’uomo e la sua terra, che, nell’incontro con gli „Altri“, fenici, punici, greci, romani, spagnoli, piemontesi, si è arricchita.

La filiera filiera vitivinicola è ridondante di termini agropastorali come l’evocativo Bovale con cui si identifin si individuano due vitigni, il Bovale sardo e il Bovale di Spagna detto anche Bovale grande, entrambi giunti in Sardegna dalla penisola iberica intorno al 1300. Spesso in uvaggio con il Cannona, il vino rosso che, forse più d’ogni altro, richiama immediatamente alla memoria la Sardegna, le sue antiche tradizioni e la sua accogliente ospitalità. La coltivazione del vitigno è diffusa in tutta l’isola, ma trova il suo ambiente d’elezione nelle zone più interne, in particolare l’Ogliastra. La Doc Cannonau di Sardegna comprende le sottocagorie: „Jerzu“, „Capo Ferrato“, „Oliena“ o „Nepente di Oliena „.

„Al palato è fresco, caratterizzato da una bella timbrica minerale, quasi sapida, mielata e di grande persistenza su toni di erbe aromatiche che sposta il baricentro su componenti che promettono una lunga evoluzione nonostante il prezzo davvero abbordabile, sui 10 euro.“

Tra i vitigni a bacca bianca della Sardegna, il Nuragus è ancora oggi il più coltivato pur con una graduale tendenza ad una riduzione delle superfici. E‘ riconosciuta la Denominazione di Origine Controllata Nuragus di Cagliari dal 1975. Dalla vinificazione in purezza di questo elegante vitigno si ottiene un vino di grande finezza, generalmente caratterizzato da un luminoso colore paglierino dorato, sentori floreali e fruttati di pesca e albicocca e piacevoli e morbide note gustative ancora di frutta ed erbe aromatiche. Ma grande attenzione viene posta negli ultimi anni al Vermentino, di cui la Sardegna è certamente terra d’elezione insieme al Cannonau e rappresenta l’espressione più tipica della produzione enologica regionale. Il vitigno Vermentino viene attualmente utilizzato per la DOCG “Vermentino di Gallura” e le DOC “Vermentino di Sardegna”, “ Alghero Vermentino frizzante” e „Cagliari Vermentino“. Vitigno bianco che predilige i terreni sabbiosi e rocciosi tipici del disfacimento granitico della Gallura, dove una delle aziende di più antica tradizione è l’Azienda Capichera di Arzachena, nata ben cento anni fa e rilanciata dai fratelli Ragnedda. La zona di elezione per la produzione del Vermentino rimane comunque quella del Limbara, compresa nel triangolo Berchidda, Monti, Tempio Pausania. Ed è proprio dalla punta più alta del Limbara che prende il nome la Cantina del Giogantinu di Berchidda e il suo vino più famoso. Il “Giogantinu” è un Vermentino di Gallura DOCG Superiore che raggiunge l’eccellenza nella linea “Vigne Storiche”, da cui deriva un vino prodotto in quantità limitata (10 mila bottiglie) dai vigneti di Berchidda e Oschiri, vigneti di 70 anni coltivati ad alberello che producono solo 3.000 litri per ettaro. Ad esso si aggiunge il “Lughente”, il “Lughente Passito Vendemmia Tardiva”, A Monti invece i Vermentino di Gallura DOCG più famosi sono l’”Hisony” e il “Funtanaliras”. Il primo è prodotto dall’Azienda Pedra Majore, condotta da tre generazioni dalla famiglia Isoni, mentre il secondo è prodotto dalla Cantina del Vermentino di Monti e nasce da una selezione di uve proveniente da vigneti a 300/350 metri di altitudine.

Un’altra area elezione del Vermentino è Alghero (SS), dove la cantina più famosa è senza dubbio la Sella e Mosca. L’azienda sorse alla fine dell’Ottocento vicino ad Alghero, in località Li Piani, I fondatori furono due gentiluomini piemontesi che erano arrivati in Sardegna per una battuta di caccia, Erminio Sella (nipote del grande Quintino), un ingegnere minerario di gran cultura, e Edgardo Mosca, esperto di viticoltura, i quali avviarono un’impresa che sin dall’inizio si è distinta per la capacità innovativa e la ricerca sperimentale, con l’innesto di viti europee su piede americano. L’azienda ha assunto una dimensione internazionale, con il passaggio del controllo alla Campari nel 2001. Oltre ai celebri internazionali vini più famosi dell’azienda sono il “Cannonau di Sardegna DOC” e il “Vermentino di Sardegna DOC”.

Poi si segnala tutta una generazione di giovani produttori impegnati a cambiare fisionomia al Vermentino svelandone le intrinseche potenzialità. Compresa una spesso insospettabile longevità. Parliamo ad esempio della cantina Mastìo-Hofmann nel cuore del paese agricolo di Galtellì tra Orosei e Cala Gonone dove la scrittrice premio Nobel Grazia Deledda ambientò numerosi racconti e romanzi. Michele e Paola producono diverse tipologie di vino tra cui un Vermentino doc, un rosato da cannonau, tre rossi tra cui un cannonau in purezza e un taglio tra cannonau e Montepulciano che poi viene messo in tonneau e per finire abbiamo anche il vermut, sia di cannonau che di vermentino. nuora di Tonino Mastio che hanno deciso di riprendere in mano i 10 ettari dei vitigni di famiglia e trasformarli in un’avventura da 20mila bottiglie all’anno e un export che raggiunge i quattro angoli del Pianeta. «Ci siamo buttati in questo sogno spinti dalla grande passione per il vino – commenta Paola, un mix di sangue ogliastrino e tedesco. Straordinario, ad esempio il Vermentino di Sardegna 2017 Malicas, che spiazza buona parte dei bianchi prodotti nel nord-ovest della Sardegna. Un Vermentino di particolare freschezza e intensità, la cui complessità è da ricercarsi nella prolungata macerazione a freddo che viene effettuata prima della svinatura. È così che nasce un bianco teso e concentrato, Giallo paglierino intenso. Al naso esprime note floreali e fruttate che richiamano i sentori tipici del Vermentino. Al palato è fresco, caratterizzato da una bella timbrica minerale, quasi sapida, mielata e di grande persistenza su toni di erbe aromatiche che sposta il baricentro su componenti che promettono una lunga evoluzione nonostante il prezzo davvero abbordabile, sui 10 euro.

Cantina Mastio Hofmann, Via Baronia, 26, Galtellì NU. 

Fotos: © Cantina Mastio Hofmann

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