Cantina Valle Isarco

Un bel regalo di Cotarella

Per festeggiare i 60 anni dalla fondazione, la Cantina Valle Isarco si è fatta un bel regalo, la collaborazione con uno dei più famosi e potenti enologi italiani: Riccardo Cotarella.

di Angelo Carrillo

L’Alto Adige è una delle poche regioni italiane che mi mancava dove cimentarmi come enologo, e la ritengo una zona estrema in molti sensi, e unica nel territorio, nei vitigni, nella mentalità di produzione, nella voglia di migliorarsi». Così, Cotarella, spiega le ragioni che lo hanno portato ad accettare la nuova collaborazione nel regno dei bianchi più settentrionali d’Italia. E per l’anniversario, arrivano i vini firmati da Cotarella.

Fondata nel 1961 da 24 famiglie, oggi, la Cantina Valle Isarco,  conta 135 soci e terreni cha vanno da Bolzano fino a Bressanone (Varna, Bressanone, Funes/Tiso, Velturno, Chiusa, Laion, Castelrotto, Villandro, Barbiano, Fié e Renon). Il 98% della produzione di Cantina è dedicata ai vini bianchi, dove primeggia il Kerner affiancato da Sylvaner, Grüner Veltliner, Gewürztraminer e Müller Thurgau.

Qui ogni anno vengono prodotte 950mila bottiglie che rappresentano 14 varietà (10 bianche, 4 rosse), per un totale di 28 etichette, per un fatturato di 6 milioni di euro, conquistato nel canale Ho.re.ca per l’85% in Italia (di cui la metà in Alto Adige) e per il 15% all’estero. A guidare Cantina Valle Isarco ci sono il presidente, in carica dal 2010, Peter Baumgartner, e il direttore generale Armin Gratl, che ricopre questo ruolo dal 2013.

La prima sede fu stabilita nella storica cantina di Maso Reinthalerhof con Anton Gfader, suo proprietario, nominato primo direttore dai 24 soci fondatori. In seguito all’incendio del vecchio Maso Reinthalerhof nell’inverno del 1962, la direzione della cantina decise di acquistarne i ruderi realizzando un nuovo stabilimento moderno.

Hannes Munter, Riccardo Cotarella e Armin Gratl

Nel 1975, una copiosa nevicata fece crollare il capannone e che nel 1978 la Cantina Valle Isarco si trasferì negli attuali locali aziendali, facilmente raggiungibili sia dall’uscita autostradale di Chiusa sia dalla statale del Brennero. Nel 2005 presso la sede di Chiusa è stato costruito un nuovo stabilimento produttivo, sottoponendo invece la vecchia struttura a un intervento di risanamento generale.

La valle Isarco vanta una antichissima tradizione enologica. Le prime testimonianze rinvenute sono rappresentate dai ritrovamenti di semi d’uva e di oggetti per la produzione del vino risalenti al 500 a.C. Già nel Medioevo poeti e cantori, come Oswald von Wolkenstein e Walther von der Vogelweide, decantavano i vini della zona di Chiusa e Bressanone, poi dalla fine del XIX secolo fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale la viticoltura nella valle fu quasi abbandonata per poi essere ripresa e conoscere una nuova fiorente vita a partire dal 1961, proprio con la fondazione della Cantina Produttori Valle Isarco.

Un territorio che offre uno dei paesaggi naturali più suggestivi dell’Alto Adige, caratterizzato da maestose montagne, antichi masi, castelli, monasteri e punteggiato di villaggi, magnifici castagneti e soprattutto vigneti terrazzati, con i loro ordinati muriccioli in pietra: la gente è abituata a lavorare terreni prevalentemente scoscesi, mantenendo e curando fino a 950 metri di altitudine vigneti anche di minuscole dimensioni. È appunto, e soprattutto, questa varietà che suscita rispetto e mantiene vivo l’attaccamento nei confronti di una natura assolutamente unica.

«Abbiamo una varietà di microclimi e di vitigni molto interessante, distribuita su pendii aspri e versanti scoscesi, difficili da coltivare – spiega il direttore generale Armin Gratl – Terreni leggeri e poveri, pietrischi di origini glaciale e sedimenti fluviali, con basse rese intrinseche».

Le condizioni climatiche ideali, l’alta qualità delle uve e l’esemplare lavorazione hanno reso oggi i bianchi della Cantina Produttori Valle Isarco fra i vini più rinomati dell‘Alto Adige. Il particolare microclima, caratterizzato da calde giornate estive e rigide notti nel periodo della vendemmia, assicura vini freschi, fruttati e ricchi di contenuto minerale. «Beneficiamo della notevole escursione termica fra giorno e notte – continua Gratl– dovuta alla vicinanza delle montagne, delle scarse piogge e dell’importante quantità di ore di sole nel corso dell’anno. Condizioni atipiche per un territorio alpino da cui la viticoltura trae grande beneficio».

Qui crescono uve uniche: Kerner, Sylvaner, Müller Thurgau, Grüner Veltliner, Gewürztraminer, Riesling, che danno vita a vini freschi, sapidi, minerali, con alte e sorprendenti percentuali di alcol, in grado di sviluppare profumi inediti rispetto ai cugini di altre zone dell’Alto Adige. I vitigni a bacca rossa, la cui produzione si situa nelle zone meridionali della vallata, subito alle spalle della città di Bolzano, sono invece la Schiava, lo Zweigelt e il Pinot Nero, di cui sono ancora da esplorare tutte le reali potenzialità.

«La nostra cantina – prosegue il dg – è composta da tante piccole realtà che portano avanti il loro maso a cui dedicano tante ore di lavoro, curando di persona e con grande attenzione le viti per produrre uva di ottima qualità, e per ottenere questo si deve fare tutto a mano. Nel nostro territorio il 90% del lavoro in vigna viene fatto a mano. L’80% delle nostre viti non è trattato con erbicidi e l’erba viene tagliata a mano. Sommando tutto lo sforzo e il lavoro che viene svolto manualmente in vigna possiamo dire che nelle nostre vigne si lavora circa un terzo di ore in più rispetto ad altre zone collinari dell’Alto Adige dove è possibile meccanizzare tutto il processo».

La valle d’Isarco è forse la regione vinicola meno conosciuta dell’Alto Adige e quella con le potenzialità più belle. Per questo che Riccardo Cotarella, tra i più celebri enologi italiani, ha accettato la sfida lanciatagli dalla Cantina Valle Isarco – Eisacktaler Kellerei, che è andata a bussare alla sua porta per chiedergli di firmare i suoi vini a partire dalla vendemmia 2020.

«Sono estremamente contento di questo nuovo incarico e molto positivo – afferma Cotarella – Ho accettato questa collaborazione con molto piacere, anzitutto perché l’Alto Adige è una delle poche regioni italiane che mi mancavano dove cimentarmi come enologo, in secondo luogo perché la ritengo una zona estrema in molti sensi, e unica, nel territorio, nei vitigni, nella mentalità di produzione, nella voglia di migliorarsi. A 72 anni bisogna avere motivazioni interessanti e qui le ho trovate, in questa cantina ci sono tutti gli ingredienti per poter mettere in campo una collaborazione piena di entusiasmo e di prospettive».

L’obiettivo è, naturalmente, ambizioso: «Esistono le condizioni per riuscire a fare il vino migliore della valle – afferma Cotarella – Quanto prodotto fino a ora è già ottimo, per renderlo ancora più speciale, quindi, dobbiamo cercare minuziosamente dei margini di miglioramento, dobbiamo impegnarci tutti. Dobbiamo fare vini importanti, oltre che beverini. E questa cantina ha diversi motivi per fare vini molto personali: vigneti, esposizione, qualità intrinseca dei vitigni. Io sono assertore del fatto che il territorio sia importante laddove chi lo abita sa cosa significa valorizzarlo, ed è questo il caso, il territorio e i vitigni sono tutto: la cosa ancora più importante è l’approccio umano. Ritengo che non ci sia entità più predisposta a voler eccellere di una cantina sociale perché solitamente è mossa dalla voglia di dimostrare che non è solo un posto dove scaricare uva. Seguo circa 12 cooperative e ho trovato sempre questo spirito. Inoltre, una cantina sociale ha a disposizione una trasversalità umana e territoriale per portare a termine in viticoltura le sperimentazioni più importanti».

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